Tra monasteri e filosofi, un viaggio nel cuore della Grecia
Categoria:
Educational
Adatto a:
Studenti delle Scuole, Viaggi Evento
N. eventi: 3
Inizio: 08/10/2024 Fine: 31/05/2025
Ares, figlio di Zeus ed Era, era il dio greco della guerra cruenta, del caos dei campi di battaglia e della furia incontrollabile. A differenza di Atena, che rappresentava la strategia e la saggezza militare, Ares personificava l’aspetto più brutale e selvaggio dei conflitti: il piacere della battaglia fine a sé stessa, il clangore delle armi e il sangue versato senza tregua.
Nella mitologia greca, Ares era spesso descritto come un dio feroce, irascibile e impetuoso, ma anche poco amato dagli altri dèi dell’Olimpo, che ne disapprovavano l'indole violenta e la mancanza di controllo. Tuttavia, era anche visto come un simbolo di coraggio e forza fisica.
Nell'Iliade, Omero descrive Ares come un guerriero invincibile, capace di seminare terrore tra i nemici, ma anche vulnerabile, tanto che viene ferito durante uno scontro da Diomede, con l'aiuto di Atena.
Simboli di Ares:
La Lancia e lo Scudo: Simbolo della guerra diretta e senza strategia.
L’Elmo Crestato: Emblema della sua autorità come dio della battaglia.
Il Cane e l’Avvoltoio: Animali simbolo di morte e distruzione sui campi di battaglia.
Compagna di Ares:
La figura di Ares è spesso associata ad Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza. Nonostante le loro nature opposte, i due erano amanti, e dalla loro unione nacquero Fobos (la Paura) e Deimos (il Terrore), che accompagnavano Ares in battaglia.
Luoghi di culto:
Ares non era venerato con la stessa devozione riservata ad altre divinità olimpiche, ma aveva templi dedicati, tra cui uno ad Atene e uno a Sparta, città nota per la sua vocazione guerriera.
Curiosità:
Secondo la leggenda, Ares fu imprigionato per tredici mesi dai due giganti Aloidi, Otos ed Efialte, che riuscirono a catturarlo con l'astuzia. Fu liberato solo grazie all’intervento di Hermes.
Ares rappresenta la forza primordiale della guerra, il lato oscuro della battaglia che trascende la ragione e abbraccia l'istinto puro. La sua figura ci ricorda che il conflitto, sebbene devastante, è anche una parte ineliminabile della natura umana e divina.