La classificazione legale dei vini in Italia

Il mondo del vino è vasto e affascinante: esistono migliaia di etichette, ciascuna con caratteristiche, colori e profumi unici.
Per orientarsi in questo universo, è fondamentale conoscere le principali classificazioni e categorie che distinguono un vino dall’altro.
Dietro ogni sigla e ogni definizione — DOC, IGT, Spumante, Passito… — si nasconde una storia, una tradizione e una regola di qualità.

In Italia, la classificazione dei vini serve a garantire l’origine e la qualità del prodotto.
Ogni categoria segue norme precise, che stabiliscono il vitigno, l’area di produzione e i metodi consentiti.

Le principali sigle riconosciute dalla legge europea sono:

• Vino da Tavola (VdT): senza indicazione geografica, semplice e immediato.
  
  
• IGT – Indicazione Geografica Tipica: prodotto in una zona specifica, con maggiore libertà nei vitigni e nei metodi.
  
  
• DOC – Denominazione di Origine Controllata: garantisce origine, vitigni e tecniche stabilite da un disciplinare.
  
  
• DOCG – Denominazione di Origine Controllata e Garantita: il livello più alto di qualità, con controlli severi e analisi obbligatorie.
  
  

Un vino DOCG è spesso il risultato di tradizioni secolari, produzioni limitate e regole molto rigide.
Esempi celebri: Barolo, Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Amarone della Valpolicella, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane.

Curiosità

• Il primo vino DOC italiano fu il Vernaccia di San Gimignano, riconosciuto nel 1966.
  
  
• Le bottiglie DOCG hanno una fascetta numerata sul collo, rilasciata dallo Stato.
  
  
• In Francia, l’equivalente delle DOCG sono le AOC (Appellation d’Origine Contrôlée).
  
  
• I vini “da tavola” non sono necessariamente di bassa qualità: alcuni produttori famosi li usano per sperimentare nuove tecniche e assemblaggi fuori dalle regole