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Categoria: Sport
Adatto a: Tutti
Inizio: 06/03/2023 Fine: 30/04/2023

Il doping nel calcio

Il doping nel calcio, un tema hot di cui si parla ancora poco

 

Quando si parla di doping nello sport, la mente va quasi subito al ciclismo o all’atletica, difficilmente si pensa al calcio. Le ultime rivelazioni in merito alla recentissima vicenda di Giuseppe Rossi, l’ex giocatore del Genoa trovato positivo in un dopo partita, riportano alla luce quanto sia facile anche nel gioco più bello al mondo oltrepassare i limiti per riuscire a rendere al meglio in tutte le occasioni.

 

Del resto, il calcio che è sempre più al centro dell’interesse mediatico, con il conseguente aumento degli impegni soprattutto ai più alti livelli e la grande concorrenza per essere tra i migliori, porta alcune volte i giocatori ad uno stato di stress fisico per il quale ricorrono a scorciatoie talvolta illegali.

 

Di esempi di doping nel calcio ce ne sono moltissimi, anche se non se parla molto, e non mancano nomi illustri che oltre alle vicende sportive, sono andati alla ribalta dei media per aver utilizzato una sostanza proibita o l’altra.

 

Tra i composti dopanti più conosciuti c’è sicuramente il nandrolone, lo steroide anabolizzante che è stato riscontrato su giocatori del calibro di Edgar Davids mentre vestiva la maglia della Juve nella stagione 2001, Frank De Boer ai tempi del Barcellona e Jaap Stam, il difensore della Lazio che sempre nel 2001 risultò positivo a tale sostanza dopo un controllo antidoping alla fine della partita Atalanta-Lazio.

 

Ci sono poi i giocatori Couto e Bucchi e niente di meno che l’attuale allenatore del Manchester City, Josep Guardiola, anche lui riscontrato positivo a quello stesso steroide anabolizzante nel 2001, mentre giocava con il Brescia.

 

Sicuramente c’è da dire che molte sostanze che una volta non erano illegali lo sono poi diventate piuttosto velocemente, tanto da prendere alla sprovvista atleti e società. Casi come quelli di Angelo Peruzzi e Andrea Carnevale, che furono riscontrati positivi ad una sostanza presente nelle pillole anti-obesità che assumevano, la fentermina, sembrano più dei fraintendimenti. Senza contare che, commesso un errore, molti di loro si sono rimessi in gioco dopo aver scontato una squalifica per doping, come nel caso del forte difensore centrale del Lecce Fabio Lucioni. Come lui ce ne sono molti altri con tutti più o meno una storia di ‘redenzione’.

 

Allo stesso tempo, adesso ci troviamo davanti a sostanze che, in passato, erano considerate dopanti, ma che oggi (essendo cambiate) possono essere consumate anche a livello sportivo. L’esempio più eclatante è la cannabis, su cui ancora c’è tanta disinformazione, ma che ad oggi non è più considerata stupefacente e l’Agenzia Mondiale Antidoping la giudica adatta per gli sportivi. Ovviamente non stiamo parlando della cannabis in generale, ma la sua versione light, che si trova ormai anche nei negozi sotto casa facilmente sotto forma di olio di CBD. Come spiegato su CBD-GUIDA.IT, il CBD o cannabidiolo, non è altro che uno dei composti della pianta della cannabis, quello considerato ‘buono’ perché non ha effetti stupefacenti, ma solo rilassanti e antinfiammatori.

 

Tornando al doping, non si può parlare di fraintendimenti quando ci si riferisce a quei giocatori che hanno deciso di assumere vere e proprie sostanze stupefacenti, come la cocaina. Il caso più rinomato è senza dubbio quello di Maradona (che anche oggi si dimostra un incallito consumatore), ma anche le vicende doping-cocaina di Claudio Caniggia, Adrian Mutu, Renè Higuita, Aguilera, oltre ai nostrani Bachini, Flachi, Pagotto e altri ancora. Tutti loro ci hanno dimostrato che facendo scelte sbagliate si può mettere a repentaglio la propria carriera e non solo.

 

 

Dati e statistiche

Il doping nel calcio è un argomento poco battuto, anche perché spesso le positività dei giocatori sono legate a scarse quantità di sostanze che non fanno rumore o a droghe come la cocaina. Eppure uno studio dell'Uefa mette in cattiva luce anche il mondo del pallone: nei campioni di urina del 7,7% dei calciatori che hanno partecipato alla Champions League dal 2008 al 2013, sono stati trovati valori di testosterone oltre il consentito.

 

L'Uefa ha sempre negato la diffusione di sostanze dopanti nel calcio professionistico, eppure questo studio (effettuato anonimamente sulle urine di più di 4.000 calciatori) potrebbe, almeno in parte, smentire questa convinzione. Nel periodo 2008-13, 879 calciatori che hanno partecipato a Champions, Europa League e due campionati europei hanno riportati alti valori di testosterone. Non solo, 68 analisi rivelavano il possibile uso di steroidi anabolizzanti.

 

L'Uefa, da parte sua, ha ovviamente spento il fuoco sul nascere: "I 12 laboratori che hanno analizzato le urine non hanno usato procedure comuni, rendendo i risultati non certi. Inoltre non è stato possibile fare una controanalisi come richiesto dalla Wada in casi di doping: per questo lo studio non presenta alcuna evidenza scientifica sulla potenziale diffusione di sostanze dopanti nel calcio". E poi ha promesso maggiore severità: "L'introduzione del passaporto biologico nel calcio sarebbe vantaggioso e da questa stagione l'Uefa ha comunque implementato la ricerca di steroidi negli oltre 2.000 test che facciamo ai calciatori ogni anno".

 

I casi più famosi di doping nel calcio
Si fa un gran parlare di doping nelle ultime ore per via di quanto successo alla tennista Sara Errani. Non aggiungerò alcuna opinione su quest’ultimo caso, perchè bisogna essere delicati e non essere parte attiva della gogna mediatica. In situazioni simili è bene stare cauti e aspettare spiegazioni e controanalisi, per capire se c’è stato dolo o meno.

 

Non solo tennis o ciclismo: il doping è sempre stato un tema sempre attualizzato al calcio. Da oltre 20 anni se ne parla. Zdenek Zeman è sempre stato un paladino nella sua condanna, al punto da sacrificare lo sviluppo della sua carriera. Non perchè fosse un presunto ani juventino, ma perchè il doping, secondo me, è un aspetto ben insito nella cultura del calcio professionistico, e magari determinati club hanno preferito non affidarsi al boemo anche per questo. E’ vero, a volte i risultati del tecnico ceco sono stati disastrosi, ma chissà se, presa una determinata strada, la sua carriera avrebbe preso una svolta.

 

Una vera ondata eclatante di casi, quasi tutti nel 2001, fu quella legata al nandrolone, uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone. Lo stesso steroide fu ritrovato a Igor Shalimov, Joseph Guardiola, Edgar Davids, Frank De Boer, Jaap Saam, Fernando Couto e Cristian Bucchi.

 

Curioso il caso che nel 2006 coinvolse Marco Borriello: l’attaccante del Cagliari, ai tempi al Milan, risultò positivo a prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone). L’attaccante smentì ogni assunzione. Alla fine si scoprì l’arcano: la sostanza proibita era contenuta in una crema intima utilizzata dalla sua compagna, la allora sconosciuta ai più, Belen Rodriguez. Ancora più curioso come una volta risultò positivo all’antidoping Saadi al Gheddafi: ma la cosa incredibile che per quella gara, Perugia – Reggina, il libico neanche giocò. Risultarono invece positivi alla fentermina Andrea Carnevale e Angelo Peruzzi nel 1990. Questa sostanza fu ritrovata nel contenuto di pastiglie anti-obesità assunte dai due.

 

 

Quando il doping non ha nulla a che vedere con il calcio

 

Ci furono tantissime legati di squalifiche, che nulla hanno a che vedere con il calcio, legato all’assunzione di cocaina. Basti pensare a Maradona e Canniggia come casi più scottanti. ma ci sono stati diversi calciatori, che a fine carriera, sono caduti su questa strada, come Mark Iuliano e Renè Higuita. Alcuni durante l’apice della propria carriera come Adrian Mutu, Moris Carrozzieri e Angelo Pagotto, tutta gente che senza quest’intoppo avrebbe potuto avere un altro tipo di carriera.

 

Purtroppo i casi di cocaina più dolorosi sono altri: quelli di Jonathan Bachini e Francesco Flachi, entrambi recidivi. I due hanno visto la propria carriera chiudersi anzitempo. Definisco dolorosi perchè io non condannerò mai una persona che cade in questa trappola. Non centra l’essere consenzienti, c’entra che tutti possiamo essere soggetti a debolezze, e se ho scritto questo articolo non è per fare una lista dei cattivi. Semmai è una lista di gente che, sapendo di aver sbagliato, merita un’altra possibilità.

 

 

La TOP 10 dei dopati (agg. al 2017)

 

C’è stato qualcosa, nella storia del calcio, in grado di fermare contemporaneamente il genio di Romario, la carica sessuale di Borriello e l’irruenza di Jaap Stam. Se state pensando a un calciatore, però, dobbiamo dirvi subito che siete sulla strada sbagliata.

 

Stiamo parlando infatti delle sostanze dopanti, assunte dai calciatori professionisti più o meno consapevolmente, ma che sono valse per tutti qualche mese di stop.

 

A discolpa dei giocatori che citeremo, c’è da dire che molte sostanze che una volta non erano illegali poi lo sono diventate piuttosto velocemente. Tanto da fregare atleti e società.

 

Noi, per omaggiare tutti questi fenomeni del farmaco proibito, abbiamo deciso di schierare la nostra solita TOP 11. In questo caso più impenetrabile che mai.

 

ANGELO PERUZZI

 

"È stata la peggior stronzata che ho fatto nel mondo del calcio (positivo alla fentermina quando aveva 18 anni): il Lipopill me lo diede un compagno perché venivo da uno stiramento e non volevo farmi di nuovo male, ma quando la Roma mi disse di fare ricorso dissi di no. Ho sbagliato, ho pagato con un anno di squalifica ed è stato giustissimo. Poi ebbi un paio di discussioni con i dirigenti della Roma, solo il presidente mi difese".

 

FRANK DE BOER

 

L’ex allenatore dell’Inter, ai tempi del Barcellona, venne squalificato dopo essere risultato positivo a un test antidoping per aver usato il nandrolone. Era il 2001.

 

JAAP STAM

 

Al secondo anno alla Lazio, il 13 ottobre 2001, a seguito di un controllo antidoping dopo la partita Atalanta-Lazio il difensore olandese è risultato positivo al nandrolone. Viene condannato a 5 mesi di squalifica, poi ridotti a 4.

 

ABEL XAVIER

 

Quando vestiva la maglia del Liverpool venne beccato, a seguito di un controllo antidoping a margine della gara di Coppa Uefa del 29 settembre contro lo Xanthi, con una sostanza proibita: il dianabol. Lui sostenne di aver preso un integratore dall’America per riprendersi velocemente da un virus. Venne squalificato per 12 mesi e fu il primo giocatore della Premier ad essere stato fermato per uso di sostanze dopanti.

 

RIO FERDINAND

 

L’ex capitano del Manchester United, nel 2003, venne squalificato per non essersi presentato a un controllo antidoping. Squalificato per 8 mesi, nel 2003 venne escluso dalla nazionale per la partita contro la Turchia.

 

EDGAR DAVIDS

 

Il 21 aprile 2001, quando il centrocampista olandese vestiva la maglia della Juventus, venne squalificato per quattro mesi da tutte le competizioni sportive per essere risultato positivo al nandrolone.

 

PEP GUARDIOLA

 

Quando il centrocampista spagnolo vestiva la maglia del Brescia, più precisamente il 21 ottobre 2001 nel match contro il Piacenza, risultò positivo al nandrolone a un test. Venne squalificato per quattro mesi e condannato a sette mesi di prigione, oltre al pagamento di una multa di 2.000 euro. Nonostante fosse riuscito in seguito a evitare il carcere, Guardiola e il suo avvocato tentarono di dimostrare l'innocenza del giocatore con prove che figurarono perizie elaborate da esperti che spiegavano che il corpo di Guardiola produceva più nandrolone del normale. In ogni modo la giustizia italiana non dette ragione al giocatore. Guardiola è stato assolto definitivamente nel novembre 2007. Nel maggio 2009 anche la Corte di giustizia della FIGC ha cancellato l'accusa, che pulisce la "fedina sportiva" dell'ex calciatore.

 

MANUELE BLASI

 

Nel 2003, quando era di proprietà della Juve ma in prestito al Parma, Blasi risulta, a seguito di un controllo antidoping in occasione della gara del 14 settembre contro il Perugia, positivo al nandrolone. Viene sospeso prima e poi squalificato per sei mesi (poi scontati in 5).

 

MARCO BORRIELLO

 

“Marco s’è preso la mia stessa infezione vaginale e senza pensarci due volte gli ho consigliato di usare la crema al cortisone che il mio medico mi aveva prescritto. In seguito il test antidoping che lui ha fatto evidenziava proprio la presenza di cortisone. L’ho detto anche alla società rossonera che mi ha convocato per sentire la mia versione. Marco non è un dopato. Quando siamo in casa non beve né il the, né la CocaCola. Ha paura che possano avere effetti eccitanti collaterali”. A parlare è Belen Rodriguez, ai tempi fidanzata di Borriello, trovato positivo al prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone) nel match contro la Roma del 21 dicembre 2006. La squalifica fu di tre mesi.

 

ROMARIO

 

Nel 2007 l’attaccante brasiliano Romario è stato trovato positivo alla finasteride, un prodotto utilizzato per combattere la caduta dei capelli. L’attaccante, all’epoca 41enne e centravanti del Vasco de Gama, non chiese le controanalisi.